I siti storici

Siti ed edifici che conservano un fascino antico e misterioso

Il territorio del Meanese custodisce un patrimonio culturale e paesaggistico significativo grazie alla presenza di edifici e siti che conservano un fascino antico e misterioso: la Chiesa di San Lazzaro e sua architettura medievale, l’abitato di Meano e le ricche testimonianze archeologiche, l’affascinante Villa Salvadori Zanatta con l’incantevole giardino adiacente all’Orto in Villa, le aree archeologiche non distanti come il sito di Gardolo di Mezzo, l’antica Busa del Pomar, i cinquecenteschi Masi Saracini, ciò che rimane della Villa Oss Mazzurana e la Chiesetta di San Martino un tempo fulcro religioso della comunità.

La Chiesetta di San Lazzaro

La chiesa dedicata a San Lazzaro e Santa Giuliana era annessa a un ospedale per i lebbrosi ricordato dalle fonti a partire dal 1237. In effetti, il portale, provvisto di strombatura e lunetta che reca una mano benedicente e la bifora con capitello a stampella sono elementi senz’altro romanici. La facciata mostra inoltre i resti di una Crocifissione e forse di un San Cristoforo che si possono ricondurre all’ambiente pittorico trentino del XIII secolo.

In seguito ad una lunga decadenza, l’edificio venne ricostruito nel 1505 per iniziativa di Bartolomeo Concini, assumendo l’attuale assetto tardogotico, caratterizzato da un’unica navata chiusa da un’abside pentagonale. La chiesa venne restaurata alla fine del XVI secolo e ancora nel 1624, come attesta la data posta sull’arco di trionfo; nuovi interventi vennero attuati alla fine del XVIII secolo e nel corso del successivo. L’ultimo restauro è stato eseguito tra il 1988 e il 1990 dall’architetto Andrea Bonazza.

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Chiesa di Santa Maria Assunta a Meano

La chiesa è pieve documentata almeno dal 1226, dedicata a Santa Maria e San Giovanni e legata al Capitolo della Cattedrale di Trento. Probabilmente esisteva già prima dell’anno 1000.

Pressoché nulla rimane dell’antica chiesa romanica, la struttura attuale pare per la gran parte ascrivibile alla seconda metà del Quattrocento, epoca alla quale è presumibile appartenga anche il campanile con cuspide piramidale.

A metà del XVI secolo vi fu una ristrutturazione, e venne aggiunta la navatina a nord, che reca la data del 1558. L’abside, invece, è decorata con un affresco raffigurante la “Madonna con bambino e santi” e riporta la data 1589; fu commissionato probabilmente da Giacomo Sardagna. Il portale è anch’esso ascrivibile al periodo rinascimentale per la tipica forma architravata sormontata da una lunetta.

Negli anni Ottanta è stato eseguito un restauro complessivo e nei primi anni 2000 sono stati eseguiti lavori di consolidamento, di restauro dell’affresco esterno e di restauro di alcune tele.

Villa Salvadori-Zanatta

La villa fu costruita nell’Ottocento come residenza estiva della famiglia Salvadori-Zanatta di Mori. La villa si trova nel centro del paese di Meano, è possibile visitare il suo incantevole parco, la campagna coltivata a viti e l’orto giardino L’Orto in Villa.

L’ultima esponente della famiglia, la baronessa Eleonora, nel 1998 donò la sua proprietà all’omonima Fondazione Salvadori-Zanatta che comprende le case e i terreni adiacenti, per un uso a favore degli abitanti del paese di Meano.

Sito archeologico di Gardolo di Mezzo

ll sito di Gardolo di Mezzo (355 metri s.l.m.) è posto a nord di Trento su un vasto terrazzo orografico naturalmente protetto a nord e a sud da due corsi d'acqua e risulta delimitato a est dalle pendici del Doss de La Luna, la cui sommità è sede di un castello medievale.

Le ricerche condotte dal 2003 dalla Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento in seguito agli sbancamenti conseguenti a una lottizzazione edilizia, hanno portato alla scoperta di un’estesa area archeologica pluristratificata di particolare rilevanza nell’ambito del territorio sudalpino che si articola in sette distinti settori (Garm 1-7).

Le testimonianze più antiche provengono da Riparo Marchi (Garm 6) che ha restituito evidenze funerarie e di produzione primaria del metallo riferibili all’età del Rame (tra la metà del IV e la metà del III millennio a.C.), oltre a un’occupazione nel corso della Seconda età del Ferro (metà del VI-I secolo a.C.) riferibile alla Cultura alpina di Fritzens-Sanzeno o retica.

L’area destinata all’insediamento (Garm 1,3) che si localizza lungo il versante occidentale del Doss de la Luna è stata solo parzialmente esplorata e copre l’arco cronologico compreso tra l’età del Rame (inizio del III millennio a.C.) e il Bronzo recente (XIII secolo a.C.) Queste evidenze sono inoltre coperte da livelli di frequentazione di epoca tardoantica e altomedievale (V-VI secolo d.C.).

A ovest dell’abitato è stata documentata la presenza di un luogo sacro (Garm 2) che è stato frequentato dalla fase formativa del Bronzo antico (ultimi secoli del III millennio a.C.) al Bronzo recente (XIII secolo a.C.) nell'ambito del quale sono state erette due monumentali strutture a tumulo destinate al culto che hanno subìto numerosi interventi di rifacimento.

Tra il 2012 e il 2015 indagini archeologiche preventive ai lavori di realizzazione di un parcheggio comunale hanno inoltre consentito di mettere in luce nella zona settentrionale del terrazzo (Garm 7) un nuovo deposito pluristratificato la cui evidenza più significativa è rappresentata da una necropoli a cremazione della Cultura di Luco/Laugen con sette strutture funerarie a tumulo riferibili alle fasi finali dell'età del Bronzo (XII-XI secolo a.C.).

Le motivazioni che stanno alla base della lunga frequentazione umana di quest’area sono da ricercare nella localizzazione geografica del sito, collocato in posizione strategica lungo il versante sinistro della grande direttrice della Valle dell’Adige e posto allo sbocco di una via di comunicazione con i territori del Trentino orientale che fin dalle prime fasi di sviluppo della attività metallurgica acquisiscono un'importanza primaria per lo sfruttamento delle risorse minerarie.

Testo redatto dalla dott.sa Elisabetta Mottes dalla Soprintendenza dei beni culturali della Provincia Autonoma di Trento

La Busa del Pomar

La Busa del Pomar è un’antica miniera in disuso da diversi decenni, a pochi chilometri dall’abitato di Meano tra la località Masi Saracini e il paese di San Lazzaro, non lontana dalla suggestiva Cascata del Mughetto.

Si tratta di una delle tante “canòpe”, le gallerie medievali per la ricerca dell’argento, presenti in tutto l’Altipiano. L'interno è un labirinto di stretti cunicoli e di camere larghe e basse, che riprendono la forma del giacimento. Gli antichi minatori, “i canòpi”, non avendo a disposizione l’esplosivo scavano solo con attrezzi manuali: per questo motivo molti spazi sono appena sufficienti al passaggio di una persona.

Fu chiusa e riaperta a più riprese prima per l’estrazione dell’argento, nel Medioevo, e poi della barite nel secolo scorso. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu utilizzata come rifugio antiaereo e in seguito divenne una fungaia. Oggi è un habitat ideale per i pipistrelli

I Masi Saracini

Salendo a Cortesano da Gardolo di Mezzo, si accede ad un pianoro tenuto in gran parte a prato in cui sorge il complesso dei Masi Saracini, un’ importante insediamento risalente almeno al Cinquecento.

La casa padronale è un massiccio edificio con un grande parco, all’ingresso del quale si trova una cappella settecentesca dedicata ai Santi Leonardo e Antonio.

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La Villa Oss Mazzurana a Camparta

A Camparta Media, Paolo Oss Mazzurana, podestà di Trento, costruì nel 1881 una deliziosa villa residenziale. L’edificio era costituito da un maso collegato alle stalle da viali intrecciati nel bosco, dalla residenza signorile di carattere rinascimentale e da una piscina posta in cima al colle.

La villa nel 1966 fu sede di un improvviso incendio che distrusse varie parti dell’edificio.

Ad oggi si possono ancora ammirare la chiesetta in stile neogotico dedicata a Santa Elisabetta ed una bizzarra colombaia ai margini del parco.

La villa, successivamente ristrutturata, è ora sede di una Comunità Terapeutica.

La chiesetta di San Martino a Gazzadina

Dell’antica chiesa romanica di San Martino rimangono solo alcune rovine e il campanile, che secondo la tradizione sarebbe stato ricavato dalla torre di Castel Meano.

Le fonti nominano l’edificio dal 1485 ma gli scavi archeologici effettuati durante il restauro hanno messo in luce una fase più antica, oltre ad una struttura preesistente che potrebbe corrispondere al castello.

La chiesetta si raggiunge attraverso un sentiero nel bosco e rappresenta uno dei luoghi più suggestivi del Meanese.

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Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Vigo Meano

Le prime sicure testimonianze scritte risalgono agli inizi del Trecento, mentre in una documentazione indiretta si riporta la sua consacrazione al 1055-1057.

L’edificio attuale cinquecentesco, le cui parti architettoniche decorative sono in pietra arenaria gialla, è un tipico esempio del Rinascimento Clesiano.

Il campanile a cuspide piramidale è datato 1527.

Nel Settecento la chiesa raggiunge il suo splendore grazie a nuovi interventi di miglioramento e l’ampliamento della sacrestia. A quell’epoca risale anche la realizzazione di uno straordinario altare marmoreo barocco da parte dello scultore Giuseppe Antonio Sartori.

Nel 1861 iniziarono i lavori per la costruzione della nuova chiesa a Vigo Meano e la chiesa dei Santi Pietro e Paolo apostoli cadde in declino.

L’attuale stato della chiesa è il risultato della riduzione dell’edificio a un terzo del suo volume, mantenendo la forma dell’antica facciata e realizzando un nuovo portale, rendendola definitivamente una cappella cimiteriale.

Tra il 2003 e il 2004 è stato eseguito un importante restauro della struttura.

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