Le Piante Alimurgiche


“Alimurgico” riferito ai vegetali è un termine che si utilizza per indicare quelle piante che sono spontaneamente commestibili; l’alimurgia è difatti la scienza che studia l’uso alimentare di queste piante. Dal greco la parola “fitoalimurgia” significa: alimentazione di piante in caso di necessità.
L’alimentazione con le erbe spontanee ha accompagnato l’uomo nella sua storia fin dalla sua comparsa sulla Terra, ben 200.000 anni fa e non lo ha abbandonato neanche dopo la nascita dell’agricoltura e dell’allevamento, poiché il consumo di queste piante è sempre stata una fonte insostituibile di sopravvivenza nel caso di carestie, calamità naturali o guerre.
Riconnettersi a questa tradizione anche nei nostri giorni è indispensabile per ricostruire un rapporto consapevole con ciò che ci circonda e col territorio locale, oltre alla pratica utilità di scoprire che la semplicità di un sentiero montano può costituire fonte inesauribile di vita. Inoltre, molte specie, soprattutto se selvatiche, hanno un elevato contenuto nutritivo, particolarmente rilevante per una sana dieta e alimentazione.
È però necessario essere assolutamente sicuri della pianta che andiamo ad identificare, prima di procedere a qualsiasi raccolta o ingerimento: la pianta sbagliata potrebbe essere fonte di problemi seri. Bisogna sempre sapere come usare la pianta, quali delle sue parti sono commestibili, fusto, germogli, fiori, radici, tuberi, foglie, bulbi... che vanno comunque consumati freschi. Bisogna chiedersi sempre se hanno bisogno di un trattamento e riconoscerne le varie fasi di crescita. Solitamente una pianta è buona quando è ancora giovane, poiché nel tempo in genere diventa più fibrosa e quindi più difficile da mangiare. È altresì importante avere l’accortezza di raccogliere le piante in ambienti poco inquinati, piuttosto che sul ciglio di una strada trafficata, o sui bordi di un campo chimicamente trattato.
La fitoalimurgia è fortemente connessa con aspetti culturali e tradizionali del territorio, sia per le ricette che per la storia che ogni pianta nasconde. Infatti non si può conservare la biodiversità di una specie senza conservarne anche i saperi ad essa connessi e recuperare memorie e conoscenze dalle persone che ne sanno di più.